“La legge di Lidia Poet”: la vera storia della prima avvocata italiana e la situazione delle avvocate in Italia

Quali sono oggi gli ostacoli che deve affrontare un’avvocata italiana?

Essere una donna di legge non è semplice: ogni giorno è necessario stringere i denti, affrontare e convivere con stereotipi e luoghi comuni sia legati alle donne in generale che alle donne nel luogo di lavoro. Dalle avvocate ci si aspetta, in generale, una maggiore sensibilità ed empatia (quasi materna) sia nei confronti del cliente, sia nei confronti, eventualmente, dei problemi dei propri collaboratori e praticanti. Inoltre, le avvocate sono tendenzialmente considerate più “adatte” a specializzarsi in certe branche del diritto, come per esempio il diritto di famiglia e quello successorio che a loro volta vengono visti come ambiti del diritto più “soft”, perfetti per gli interessi e l’indole femminile. 

E se a un avvocato è concesso fare la voce grossa in udienza, infervorarsi e urlare e la sua credibilità professionale non ne risente, questo Modus operandi alle colleghe non è concesso: si sa che se una donna urla non solo rischia di passare come meno credibile, ma viene anche etichettata come isterica, persona poco affidabile alle cui parole non bisogna dare peso, quando non viene proprio presa come ridicola. Alle donne e alle avvocate, non è concesso arrabbiarsi e scomporsi, devono restare nel personaggio angelico, pacato e sempre educato che la società ha creato per loro. Inutile dire che, poi, le avvocate per raggiungere gli stessi livelli di credibilità e successo dei colleghi uomini devono “farsi il mazzo” almeno il doppio degli avvocati. Ma questo lo sappiamo già bene.

Non sorprende, purtroppo, rappresentando una costante nel mondo del lavoro, che nella professione forense ci sia una significativa disparità di retribuzione tra avvocati e avvocate. Si stima che in media un avvocato guadagni circa il doppio rispetto alle colleghe (il volume d’affari stimato annualmente sito aggiorna intorno ai 77.000 € per gli avvocati e circa 33.000 € per le avvocate). Il dato allarmante è la mancata percezione e consapevolezza di questa disparità, soprattutto da parte dei colleghi uomini: solo il 31 % è consapevole della differenza retributiva. Secondo le avvocate la motivazione di tale differenza è da individuarsi nelle discriminazioni sessiste della professione forense che si riversano in una non adeguata considerazione e valorizzazione del lavoro femminile. Fonte: Altalex

“Le donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni e a coprire tutti gli impieghi pubblici, esclusi quelli che implicano poteri pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche, o che attengano alla difesa militare dello Stato” è il Parlamento nel 1919 che cambia la normativa allora vigente consentendo esplicitamente alle donne di accedere alla carriera forense.

Quali sono oggi i numeri e le statistiche? Le avvocate hanno rapidamente riempito i tribunali e gli uffici pubblici eguagliando il numero di colleghi.  Secondo un rapporto della Cassa Forense del 2018 le avvocate sono il 48% degli iscritti agli Ordini. Dopo la pandemia il dato non avrebbe subito grandi variazioni (assestandosi intorno a un 47,7% nel 2021). Nelle regioni del Nord si nota, addirittura, una prevalenza di avvocate (51%) mentre le statistiche calano dirigendosi verso il Sud Italia (dove la prevalenza è maschile al 55%, mentre al Centro il dato testimonia un 52% di avvocati). Sono stati sicuramente fatti numerosi passi avanti rispetto al passato (si pensi che nel 1985 le avvocate erano solo il 9%) ma la parità tra i lavoratori del Foro si avrà solo quando cadranno stereotipi e differenze dettate da una mentalità retrograda e patriarcale. Fonte: Cassa Forense, Altalex.

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